Segnalazioni

Un anno fa la morte di Mons Fernando Pavanello

Giusto un anno fa a Ferragosto ci lasciava monsignor Fernando Pavanello e proprio nel giorno dell'Assunta, segno cristallino, per una delle "testate d'angolo" della chiesa trevigiana e non solo. Ad un anno di distanza, quale l'eredità che ci ha lasciato?. Alcune " tessere" le ritroviamo nella sua intensa vita, la Gregoriana, l'insegnamento in seminario a Treviso,il rettorato in quello di Verona, l'America Latina e l'amicizia fraterna con dom Helder Camara, il Cile dei latifondisti sprezzanti e vessatori, il variegato mondo della disabilità in anni in cui avere un handicappato in famiglia era considerata una colpa, una vergogna, addirittura una punizione divina da espiare col nascondimento, del povero cristo, e la rassegnazione silente. Il nipote Luca, mongoloide, chè così si definivano, anche in ambiente medico, gli affetti dalla Trisomia 21, lo spinse a creare strutture ed occasioni di vita normale fuori dalla logica degli istituti omnicomprensivi e terribilmente disumanizzanti come il Costante Gris moglianese. Nacquero l'AILS,,l'Associazione Inserimento Lavorativo Sociale, le case alloggio e la Fondazione Il Nostro Domani, la gemma più cara, forse più preziosa, che andava a rispondere ad uno degli interrogativi più angoscianti per le famiglie: casa ne sarà dei nostri cari dopo la nostra morte? Tessere dunque , che è pure il titolo di un suo libro di ricordi, aneddoti, citazioni, altri tasselli della sua eredità. Ma il termine è ambivalente, sostantivo certo, ma pure verbo. Ed in questa veste di "cucitore" lo vide l'artista trevigiano Franco Sandrini ritraendolo, parroco al Sacro Cuore nei tumultuosi anni post- conciliari,in groppa ad un cavallino, sorta di moderno don Chisciotte. Solo che al posto della lancia tiene un lungo ago da cucito ed il filo che passa per la cruna serra sia la bomba del "modernismo" tenuta da Sancho Panza, il giovane cappellano don Lorenzo, sia le pale dei mulini a vento dei chiaccheroni, dei sognatori, dei mestatori. In un momento storico dove si sta tagliando a più non posso e ad ogni livello la spesa per il sociale, costringendo a fare dei veri salti mortali per garantire quel livello dignitoso di assistenza costruito con grande fatica e dove, senza tante remore, si vorrebbe riscriverlo tornando indietro di decenni e ad esperienze ormai dimenticate perchè fallimentari questo verbo, tessere, è davvero l'eredità maggiore di monsignor Pavanello. Perchè, come fece lui, si tratta di riannodare i fili, ricucire gli strappi sempre più laceranti, tessere un nuovo ordito ed una nuova trama. Ciò chiama in causa tutti, credenti e non, anzi meglio, visto che questa distinzione è oggi insulsa, retaggio anchilosato del secolo scorso, pensanti e non pensanti per dirla col filosofo Norberto Bobbio consapevoli che, come stigmatizzo Gandhi, "il mondo ha abbastanza per i bisogni di ognuno, ma non per la sua avidità".


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  • Breda di Piave, TV, Italia