Segnalazioni

San Giuseppe, a fuoco un pezzo di storia del quartiere

Un nutrito spiegamento di uomini e mezzi dei vigili del fuoco è stato impegnato per quasi tutta la mattinata per aver ragione di un'incendio scoppiato in una delle storiche case coloniche del quartiere, quella degli "Ugatti", al secolo i Tronchin. La grande casa, di proprietà dell'Ospedale assieme ai campi attigui ,fu l'abitazione, per decenni, di almeno 2 generazioni di questa numerosa famiglia di mezzadri sin dagli albori del secolo scorso. Si contavano oltre 70 individui suddivisi in 6 "fuochi" o nuclei familiari. La Ada ed il Bianco col suo inseparabile carretto trainato da un paziente asinello che sapeva a menadito quali erano le "frasche" preferite dal suo padrone fanno parte da tempo, assieme al Coco e al Rino, della storia di San Giuseppe. Una storia svanita nelle volute di fumo del rogo di stanotte, quasi certamente doloso. Il fuoco ha distrutto tutti gli ambienti interni facendo crollare il tetto con le scale di legno che portavano dal piano-terra a quelli superiori ed azzerando le poche suppellettili ancora in loco sopravvissute a decenni di devastazioni ad opera di gruppi di sbandati che qui trovavano un riparo ed un posto tranquillo per i loro "traffici", in primis di droga. La vicinanza dell'Ultimo Miglio e delle bretelle di viale della Serenissima offrivano infatti allettanti vie di fuga in ogni direzione. In questi anni di totale abbandono si erano verificati altri crolli che avevano coinvolto le strutture del grande fienile sopra la stalla , la porcilaia esterna e le "ritirate", i gabinetti esterni che, come d'uso in quei tempi, erano addossati alla concimaia e sempre a nord dell'abitazione per mitigare gli olezzi delle deiezioni. Il rogo di stanotte è stato il colpo di grazia. I muri anneriti, le travi carbonizzate testimoniano la violenza delle fiamme. Rimane, ultima preziosa testimonianza dei fasti passati, sul muro frontale, il vecchio stemma dell'Ospedale Santa Maria dei Battuti che le fiamme hanno risparmiato. Di com'era questa grande casa colonica resta ora solo la testimonianza pittorica in un , adesso storico, quadro dell'artista sangiuseppino Slivio Trabucco che ritrasse l'immobile ammantato dalla neve invernale e nel verdeggiare della primavera.


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