Segnalazioni

Sabato 29 maggio inaugurazione della mostra "La montagna disincantata" da Lab 27 a Treviso

Il 29 maggio 2021 (dalle ore 17:30 alle 20:00) inaugura la  mostra ‘La montagna. Immagini e disincanto’ (30 maggio al 31 luglio 2021) che raccoglie le opere degli artisti Giulia Flavia Baczynski, Rob Carter, Mauro Corinti, Isabel Devos, Davide Galandini, Lieven Lefere e Andrea Alessio. Si tratta del terzo e conclusivo evento del ciclo di programmazione dedicato al paesaggio, a cura di Steve Bisson, che vuole porre il visitatore difronte a diverse modalità di rappresentazione dello spazio. Ad unirle la montagna, quale immagine sacra che accompagna dalle origini l’evoluzione dei “Sapiens”. L’archetipo fondamentale che accomuna differenti tradizione religiose e spirituali. Una fonte inesauribile d’ispirazione per artisti di ogni epoca che innalza e nobilita lo sguardo verso il cielo e l’infinito.  Le opere selezionate aprono un ventaglio di pratiche sperimentali, di incursioni visive, di possibilità di immaginazione che si elevano quasi come vette ignote. Nell’animazione in stop-motion Sun City di Rob Carter la montagna come apice simbolico della volontà umana di trascendere i limiti terreni si fa artificio, manufatto, delirio. La città di Benidorm, in Spagna, da sonnolento villaggio di pescatori a skyline metropolitano per vacanzieri a caccia di sole e divertimento a buon mercato. Una crescita forsennata, ambiziosa, megalomane che pare incarnare una visione urbana profana oramai secolarizzata. In anteprima Mauro Corinti presenta alcune fotografie tratte dal nuovo progetto Cose Certe. Qui la montagna è evocata attraverso l’osservazione di elementi che attingono alla tradizione rurale dell’Appennino marchigiano, alla memoria erosa dai venti come roccia friabile, alla necessità di fermare lo scorrere del tempo, e di trattenere quelle tracce, quei segnali mitopoietici proposti ancora dalla realtà. Non a caso il richiamo alla venerazione della pietra sferica, luogo sacro di apparizioni mariane. Isabel Devos presenta alcune raffigurazioni montane tratta da Contemplative Landscapes una serie che riflette sul confine tra uomo e natura e contemporaneamente sul confine tra pittura e fotografia. Affianco alcune opere scultoree che espandono l’immagine della montagna su nuovi materiali, supporti e forme. L’opera di Devos incide sul ruolo ambiguo dell’arte, che aggiunge e toglie, che crea e distrugge allo stesso tempo. Maturata durante la residenza artistica SÅM nei monti della Lessinia Al Lago Tondo di Davide Galandini è una esplorazione di un sito ambientale caratterizzato da gigantesche colonne basaltiche di forma geometrica esagonale originatesi da eruzioni vulcaniche di milioni di anni fa. Con l’obiettivo di valorizzare un antico sentiero che conduce al luogo ed evocare questa particolare morfologia e vocazione territoriale l’autore ha posizionato un landmark della stessa composizione minerale e ne ha documentato il processo con un attitudine scientifica. Con Two-Way Mountain l’artista Lieven Lefere ci mostra una montagna di volta in volta alterata nella sua stessa immagine. La luce che rende visibile la materia in un punto la nasconde in un altro attraverso il suo riflesso. La montagna non è mai la stessa, quasi non esistesse se non negli occhi di guarda. L’apparizione e la scomparsa dell’immagine, ma anche il pieno controllo e la costruzione della macchina visiva sono elementi ricorrenti nell’opera del belga. Giulia Flavia Baczynski propone un’altra visione. Imagines mundi svela le infinite possibilità offerte dalla sua cartografia immaginaria, fotografie che rievocano la geografia della crosta terrestre: mari, montagne e rocce create dall’accartocciamento di fogli di carta patinata. Non ci sono forme viventi, nessuno dei cespugli, piante o arbusti che danno ai luoghi un senso di profondità. Le montagne sono costituite da forme simili a frattali, le rocce e il mare sono increspature colorate; il cielo è una fitta rete di linee e punti. Andrea Alessio con la serie Dolomites realizza dei ritratti alle note formazioni rocciose quasi fossero delle illusioni pareidolitiche. Giocando con questo scherzo evolutivo che ci permette di riconoscere figure familiari nelle cose, egli stimola a fare propria la montagna, ma diversamente. Ad appropriarcene attraverso un’osservazione immersiva che può svelare a ciascuno profili e sagome note, rivelandoci strati del subconscio. Ecco che i massicci dolomitici, statuari e distaccati, divengono fonte di immaginazione e catarsi.  INFORMAZIONI SU LAB27Lab27 è uno spazio culturale, un crocevia umanistico dove coltivare dialoghi in un clima conviviale, aperto e ospitale. Un luogo di incontro, di discussione, studio, formazione, esposizione per la fotografia e le arti visive. La fotografia si è evoluta notevolmente dalla sua invenzione e l’educazione è senza dubbio un motore significativo che ha accompagnato e plasmato questo processo. Con il progresso delle tecnologie e dei mezzi di divulgazione abbiamo assistito ad un’espansione della definizione di fotografia. Affianco all’inseguimento autoreferenziale di un “momento decisivo”, la produzione di immagini nel contemporaneo mostra una pluralità di pratiche esplorative, di linguaggi e traiettorie progettuali, di potenziali forme espressive, e di bisogni emergenti. La missione di Lab27 è quindi quella di favorire il dialogo, la formazione, il confronto all’interno di questo ampio scenario, muovendo oltre le rigide convenzioni e i pregiudizi elementari. Attraverso  un approccio critico, trasversale, inclusivo, tollerante Lab 27 intende favorire la convergenza tra i saperi e  lo scambio tra differenti culture visive. Senza dimenticarci delle urgenze della società.


Si parla di