Segnalazioni

Morte di Lucia Cendron: "Nove anni con un assassino in libertà"

Una notte di fine agosto, calda e afosa come solo quelle di questo mese sanno essere. Una strada di campagna , via dei Brilli che fa da confine tra Treviso e Quinto e va dalla Noalese al colmello di Boiago per gettarsi sull'omonima via. Larga all'inizio per via di una zona artigianale, case e capannoni in un fazzoletto di terreno, si restringe e s'incurva man mano che procede tra i campi. Lucia Cendron, mamma cinquantasettenne nativa di Monigo ma residente in una laterale di via dei Brilli è in sella alla sua bicicletta e si sta recando a Paese per le prove del coro Cantores Pagenses di cui fa parte. Ha lasciato l'auto in garage per pedalare alla ricerca di un po' di refrigerio approfittando dei refoli di vento che arrivano di tanto in tanto a mitigare la canicola.

La strada è illuminata solo lungo la zona artigianale, poi basta, solo le luci delle poche case prospicienti fino ai lampioni della Boiago. Ma la serata è tersa e le stelle rischiarano la zona. In direzione opposta a Lucia procede a piena velocità un Ciao bianco che improvvisamente passa sulla corsia di marcia di mia cugina e la punta. L'impatto è tremendo; dalle case vicine escono i residenti pensando allo scoppio di una tubatura del gas o a quello di qualche serbatoio di carburante agricolo. Intravvedono la scena, terribile, che poi andranno a raccontare tra tanti "non so", "mi pare", "forse": Lucia agonizzante sul ciglio della strada, l'investitore che tira su il motorino ed il casco caduti nell'attiguo fossato dopo lo scontro e fugge in direzione della vicina statale. Lucia muore là, sull'asfalto. Nei suoi occhi il volto del suo assassino perchè , fuggendo, questo è diventato. 9 anni oggi da quella tragica notte. 9 anni di straziante attesa di avere giustizia e trovare pace, per mia cugina Lucia e per tutti noi, suoi cari. Le speranze di una soluzione rapida della vicenda vanificate subito, le indagini concluse senza un nulla di fatto e, magari, troppo frettolosamente. L'immagine, la mattina dopo, di un fossato zeppo, ai miei occhi di profano, di possibili indizi e di interrogativi irrisolti.

E 9 anni di silenzio omertoso e vigliacco, dell'assassino in primis, che mai ha avuto un singulto di coscienza e poi di quanti, sin da subito, l'hanno coperto e protetto senza provare vergogna alcuna. Perchè? In via dei Brilli c'è la foto di Lucia e un mazzetto di fiori che mani pietose han posto sul luogo della sventura. Ogni anno vado là e mi raccolgo in silenzio covando ancora- ah, la mia infinita cocciutaggine nella bontà, anche in briciole, del genere umano!- di trovare ,accanto alla fotografia di Lucia, un biglietto che dica " sono stato io, chiedo perdono". Basterebbe intanto.


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