Politica

Zanoni (PD): «Strage di volatili nel trevigiano, la Regione deve vigilare sull’uso di pesticidi letali»

«Inoltre, migliaia di rapaci ogni anno restano intossicati per l’uso di munizioni da caccia al piombo. Tra questi anche specie per le quali sono previste misure speciali di conservazione»

«La Regione deve contrastare l’uso indiscriminato di pesticidi e rodenticidi, spesso letali per la fauna selvatica che, lo ricordo, è patrimonio indisponibile dello Stato. Quanto accaduto nei mesi scorsi a Fanzolo di Vedelago, confermato dalle analisi dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, è gravissimo». A chiedere un’azione davvero incisiva alla Giunta Zaia sul fronte della prevenzione e dei controlli è Andrea Zanoni, consigliere regionale del Partito Democratico, con un’interrogazione (sottoscritta dalle colleghe Anna Maria Bigon e Cristina Guarda) rivolta sia a Zaia che agli assessori Corazzari e Bottacin. Interrogazione originata dall’avvelenamento di diversi volatili, le cui carcasse erano state recuperate in alcuni terreni a Fanzolo di Vedelago insieme ad alcuni chicchi di mais e frumento ricoperti, rispettivamente, da sostanze di colore rosa e blu. 

«Gli esami effettuati dall’Istituto Zooprofilattico delle Venezie sui campioni di cereali hanno riscontrato la presenza di permethrin, un veleno usato per il trattamento dei semi del mais, che uccide indiscriminatamente varie specie di insetti comprese quelle non dannose come le api e di brodifacoum, altra sostanza altamente letale ad attività anticoagulante, impiegata per la formulazione di esche rodenticide. Per questo tutto il materiale è stato inviato per accertamenti non solo al sindaco di Vedelago e all’Ulss 2, ma anche alla Procura di Treviso: la legge 157/1992 impone infatti regole stringenti contro l’uccisione della fauna selvatica  e vieta l’uso di esche e bocconi avvelenati, con sanzioni penali per i trasgressori» dice Zanoni.

«Intervenire però solo a valle, quando il danno è stato fatto ed è irreversibile, non basta. Anche la Regione deve fare di più, perché il problema è noto: quali azioni ha finora intrapreso per prevenire l’avvelenamento da pesticidi e rodenticidi della fauna selvatica, incluse le indicazioni alle associazioni di categoria degli agricoltori? Arpav ha mai effettuato dei rilievi per verificare entità e gravità del fenomeno? E l’Ispra è stato messo al corrente dell’episodio - le domande contenute nell’interrogazione - Purtroppo non si tratta di un caso isolato e potrebbe essere una delle cause di scomparsa del popolo alato dai cieli del Veneto» continua. 

«Inoltre, migliaia di rapaci ogni anno restano intossicati per l’uso di munizioni da caccia al piombo. Tra questi anche specie per le quali sono previste misure speciali di conservazione, come Aquile reali, Grifoni e Gipeti. Per questo ho sottoscritto la petizione promossa dalla Rete ‘Stop al piombo sulle Alpi’. Per questo invito tutti a firmare - chiosa Zanoni - Se gli uccelli selvatici ingeriscono il piombo possono intossicarsi fino alla morte per saturnismo acuto e cronico. Un recente studio condotto da Direzione Parco Nazionale dello Stelvio, Provincia di Sondrio, Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna e Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale su carcasse di Aquile reali e avvoltoi, che si nutrono di ungulati, ha evidenziato valori cronici di piombo superiori al normale nel 44% dei casi e nel 26% livelli da avvelenamento clinico».

«Lo scorso novembre - ricorda - il Parlamento europeo ha messo al bando i pallini da caccia al piombo nelle zone umide a partire dal 2023, divieto che dovrà essere recepito dai singoli Stati nei propri ordinamenti. Mi auguro che lo ‘stop’ possa estendersi e diventare generalizzato; perciò, ribadisco, è importante firmare la petizione sulla piattaforma Change, all’indirizzo https://chng.it/vxYRyXxwVv, come hanno già fatto oltre 13mila persone» conclude Zanoni. 


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