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Le atmosfere di Frankestein ritornano a sedurre il Teatro del Pane: cena-spettacolo

A 200 anni dalla nascita del mito di Frankestein - era il primo gennaio del 1818 quando venne pubblicato dalla scrittrice inglese Mary Shelley - il Teatro del Pane propone per sabato 3 marzo una cena-spettacolo che è un tributo a una delle favole della modernità più avvincenti e romantiche di tutti i tempi, offrendo al pubblico la possibilità di riscoprire lo spettacolo diretto da Mirko Artuso, prodotto da Teatro del Pane e animato dalla vis comica de I Papu: A cena con il dottor Frankestein, la pièce teatrale liberamente tratta dalla sceneggiatura cinematografica del Frankestein JR. di Mel Brooks.

Direttamente ispirata da dialoghi e atmosfere del capolavoro in bianco e nero del 1974, la pièce vede Andrea Appi nel ruolo del Dottor Frankenstein (che nel film aveva volto e voce dell'irresistibile Gene Wilder) e Ramiro Besa in quello di Igor (sul grande schermo, il celeberrimo Marty Feldman). Con loro, sul palco, ci sono anche Anna Nigro, Stefania Petrone, Maria Grazia di Donato e Enzo Samaritani. Figura topica per eccellenza della letteratura e non solo, Frankestein sarà dunque protagonista assoluto della cena-spettacolo di sabato 3 marzo al Teatro del Pane di Villorba. Immersi nella penombra, gli spettatori si troveranno catapultati nell'atmosfera paurosa di una Transilvania popolata dalle voci degli attori, capaci di far rivivere le stesse emozioni dei radiodrammi, in un teatro tutto da gustare sia ad occhi chiusi che a orecchie ben aperte. Nel corso dello spettacolo, lo chef del Teatro, Maurizio Baratto, proporrà un menù originale ispirato dai temi e dai protagonisti dell'opera.

Con inizio alle ore 20:00 (e apertura della sala alle 19:30) gli appassionati delle vicende del Moderno Prometeo divenuto nell'arco di due secoli una vera e propria icona pop, lo spettacolo A cena con il dottor Frankestein mescola con raffinatezza la tradizione della commedia e la comicità contemporanea per creare - spiega Artuso - "un connubio tra i più raffinati modelli teatrali e le espressioni tipiche della cultura popolare". Autore di un'attenta scrittura scenica finalizzata a tradurre per il palcoscenico e in modo non scontato la commedia cinematografica di Brooks, Artuso, aggiunge, ha "coinvolto gli attori e cercato il modo di divertirsi con l'idea dell'imitazione, creando un gioco a tutto campo: prologhi, monologhi, battute, rumori, e gli "a parte". Mi sono divertito a proiettare la commedia in una dimensione surreale. Si parte da un'idea semplice e dinamica dove tutto è svelato, un luogo che ricorda molto un vecchio studio radiofonico in cui finzione e realtà convivono e spesso si confondono.


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