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"Don Pasquale", al Teatro Comunale il debutto dell'opera di Donizetti

È cominciato il conto alla rovescia per la prima alzata di sipario della nuova stagione del Teatro Mario Del Monaco: venerdì 22 ottobre alle ore 20.00, con la prima del Don Pasquale di Gaetano Donizetti il Comune di Treviso e il Teatro Stabile del Veneto inaugurano la stagione trevigiana. Un’inaugurazione che si presenta ancora di più come un momento di festa con il ritorno alla capienza al 100%.

A dare il via agli appuntamenti del cartellone lirico e concertistico del Teatro Mario Del Monaco è, dunque, la nuova originale versione dell’opera buffa di Donizetti, una co-produzione dei Comuni di Treviso, Padova, Bassano Del Grappa e Rovigo, diretta dal regista Giuseppe Emiliani che per la sua messa in scena, con l’aiuto delle  caleidoscopiche scenografie virtuali di Federico Cautero per 4Dodo e dei costumi di un sempre ispirato Stefano Nicolao, sceglie di far rivivere la vicenda di Don Pasquale negli “anni ruggenti” del Novecento, mettendo in evidenza quei caratteri di spensieratezza, bellezza ed edonismo che il cinismo dei personaggi e la vivacità della musica sembrano evocare. Sul palco nelle tre date (l’anteprima dedicata alle scuole mercoledì 20 ottobre, la prima venerdì 22 ottobre e domenica 24) si alternano i due cast dei vincitori e dei finalisti della 49^ edizione del concorso internazionale per cantanti Toti Dal Monti, Adolfo Corrado (Don Pasquale), Giulia Mazzola e Rosalia Cid Tarrio (Norina), Matteo Guerzé e Pierpaolo Martella (Dottor Malatesta), Pietro Adaini (Ernesto) e Antonio Feltracco (un notaro), diretti assieme all’Orchestra Regionale Filarmonia Veneta dal Maestro Giancarlo Andretta.

Un vecchio avaro che vorrebbe sposare una donna molto più giovane, una ragazza scaltra che lo beffa, un giovane sentimentale innamorato, un intrigante che bada solo al suo tornaconto: nell’intreccio del Don Pasquale sembrano esserci tutti gli ingredienti della tradizionale opera buffa settecentesca. L’opera di Donizetti si presenta come una commedia degli equivoci dominata da Norina, per la quale gabbare Don Pasquale non è altro che un gioco teatrale divertente. Se l’imbelle Ernesto incarna l’autenticità di un ingenuo sentimento amoroso, Norina incarna la finzione. Suo alleato è il Dottor Malatesta, classico maneggione, istrione faccendiere che come Norina ama “giocare” con la vita. Tuttavia lo sguardo di Donizetti verso questi personaggi è amaro e disincantato e ciò fa di Don Pasquale non una semplice opera buffa ma una riflessione teneramente malinconica sulla vecchiaia e sulla giovinezza.

Note di regia di Giuseppe Emiliani

A leggere la trama del Don Pasquale l’impressione è quella di un’opera scontatamente convenzionale, poi inizia la musica e tutto cambia; lì c’è tutto: il dramma semi-serio, la commedia sentimentale, la moderna sensibilità romantica. Le convenzioni comiche, certo, rimangono: la straniante meccanizzazione di rossiniana memoria si fa a tratti evidente eppure i personaggi sono animati da una sensibilità, una naturalezza, un realismo di diverso genere. L’innamorato, il sensale, la bella intraprendente, il vecchio burlato, da ‘ruoli’ comici tipizzati, diventano personaggi credibili e coerenti. Lo sguardo di Donizetti verso questi personaggi è amaro e disincantato. E ciò fa di Don Pasquale non una semplice opera buffa ma una riflessione teneramente malinconica sulla vecchiaia e sulla giovinezza. Non si può non provare una patetica simpatia verso Don Pasquale, il vecchio gabbato, colpevole di essersi incautamente cacciato in una situazione obiettivamente ridicola.

Non è difficile trovare analogie tra Don Pasquale e la stessa vicenda biografica dell’autore. Quando compone quest’opera Donizetti non è più giovanissimo: la sua casa è deserta per un’interminabile serie di lutti familiari e sta per imboccare la strada della malattia e della fine. In Don Pasquale Donizetti deve aver rivisto sé stesso, quando, nell’estate napoletana del ‘42, sorride nel pensarsi a fianco di una delle giovani figlie del marchese Sterlich, lusingate dalle sue musiche e dai suoi omaggi floreali. Sarà lo stesso compositore bergamasco in una lettera indirizzata al cognato qualche mese prima della stesura del Don Pasquale, a confessare: «Io rido, ma poi tu sai bene se in fondo al core non ho la melanconia che mi opprime, e formo di mia gaiezza orpello per coprirla». In tutta l’opera serpeggia, non troppo velato, un senso di crudeltà e di cinismo umano che si fa tanto più evidente quanto più si sviluppa l’azione comica. La risata, che scaturisce dal vedere il vecchietto scornato a causa del cinismo di coloro che sono pronti a tutto per recuperare l’eredità, si alterna inconsapevolmente all’amarezza della disillusione. Non c’è un personaggio che si salvi: l’egoismo e l’avidità di Don Pasquale sono ripagati con le sue stesse armi da coloro che lo circondano.

«È finita, Don Pasquale» balbetta il protagonista subito dopo aver ricevuto lo schiaffo di Norina, e sembra di sentire l’autore proferire le stesse, dolorose parole. È il momento, questo, in cui si rovesciano per sempre le prospettive: Don Pasquale non è più il ridicolo vecchio d’inizio opera con le sue smanie amorose, che suscita nient’altro che ilarità nello spettatore; al contrario, diventa ora un eroe umano, e quasi tragico, che raccoglie tutte le simpatie del pubblico.

Don Pasquale è, cronologicamente, l’ultima opera buffa italiana a entrare stabilmente nel repertorio dei “classici”, grazie soprattutto alla tinta borghese e salottiera con cui Donizetti tratteggia musicalmente la vicenda facendo convivere tratti farseschi, tocchi di colore contemporaneo (il valzer) e pagine impregnate di autentico lirismo malinconico. Se il ricettario di linguaggi curiali, contratti matrimoniali, testamenti e caricature di notai rimanda ancora ai modelli settecenteschi, se la lezione rossiniana è ancora ben presente, la complessità della scrittura e lo sguardo pieno di comprensione verso la condizione umana sono del tutto donizettiani. Don Pasquale – ormai commedia musicale più che opera buffa – costituisce lo splendido canto del cigno di un genere che per un buon secolo aveva trionfato nell’Europa teatrale.

Gli elementi musicali e drammatici di quest’opera rimandano curiosamente ad un humus culturale posteriore a quello donizettiano. Il cinismo dei personaggi, unito alla vivacità della musica suggeriscono l’atmosfera sensuale, edonistica del periodo tra il primo dopoguerra e i primissimi anni trenta. Uno stile di vita eclettico, mondano, alla ricerca del lusso e di una piacevolezza del vivere, tanto più intensi quanto effimeri. Sono gli anni delle dive come Greta Garbo e Marlene Dietrich, delle “donne fatali” che conducono gli uomini al piacere e alla perdizione. Sono gli anni del grande Gatsby, di Francis Scott Fitzgerald, ma anche di Gabriele D’annunzio ed Eleonora Duse. Gli anni di Tamara de Lempicka che con le sue donne bellissime, fredde e mondane riuscì a incarnare l’anima dello stile Déco. Sono in particolare le donne ad essere le protagoniste di quei «ruggenti anni Venti»: donne che interpretano diversamente il loro ruolo nella società, con il loro atteggiamento irriverente e beffardo, con la loro gioiosa voglia di trasgressione. La voglia sfrenata di dimenticare in fretta gli orrori della guerra e di divertirsi si traducono in una prorompente vitalità.

Sono gli anni di una donna anticonformista, che si allontana in maniera decisa dagli stereotipi convenzionali: è una donna che beve, fuma, balla, non si sente affatto inferiore all’uomo; è una donna che ha voglia di mostrarsi al mondo, che esibisce con sfrontatezza la propria emancipazione. Don Pasquale ha lo stesso andamento di una commedia borghese. Sembra una commedia degli equivoci dominata da Norina, una giovane vedova allegra che conosce bene l’arte della seduzione. Attricetta civettuola, tutta finzione da diva dello spettacolo, da teatrante nata. Per lei è un gioco teatrale divertente gabbare Don Pasquale, ricco possidente avaro, animato da pruriti senili velleitari. Anche sposando Ernesto, Norina rimarrà una indomabile bisbetica. Se l’imbelle Ernesto incarna l’autenticità di un ingenuo sentimento amoroso, Nerina incarna la finzione, l’amore interessato. Suo alleato è il Dottor Malatesta, classico maneggione, istrione faccendiere che come Nerina ama “giocare” con la vita. La sua e quella degli altri, senza pudore.

Sembra la trama di un film in bianco e nero degli anni dell’Art Decò. Carattere peculiare delle sceneggiature cinematografiche di quel periodo è infatti una trama mélo con momenti pieni di vitalità alternati ad altri intrisi di sentimenti delicati. Mi è sembrato quindi coerente far rivivere la vicenda di Don Pasquale negli “anni ruggenti” del Novecento, mettendo in evidenza quei caratteri di spensieratezza, bellezza e edonismo che, alimentati dall’immaginario culturale d’oltreoceano, connotarono la frenesia vissuta nelle principali capitali europee prima del crollo della borsa a Wall Street nel 1929. Nella sola giornata di quel 24 ottobre, passato alla storia come “il giovedi nero”, l’intera popolazione occidentale, con un violento schiaffo, viene risvegliata dopo un lungo bellissimo sogno.

Mercoledì 20 ottobre 2021 ore 18.00 – Anteprima per le scuole

Venerdì 22 ottobre 2021 ore 20.00

Domenica 24 ottobre 2021 ore 16.00

DON PASQUALE

Dramma buffo in tre atti

Libretto di Giovanni Ruffini e Gaetano Donizetti

Musica di

Gaetano Donizetti

Prima rappresentazione

Parigi, 3 gennaio 1843, Salle Ventadour del Théâtre Italien

Don Pasquale                      Adolfo Corrado*

Dottor Malatesta               Matteo Guerzè* (22/10)

Pierpaolo Martella** (20 e 24/10)

Ernesto                                    Pietro Adaini

Norina                                      Rosalia Cid (20 e 24/10)

Giulia Mazzola* (22/10)

Un notaro                              Antonio Feltracco

*Vincitore del XLIX Concorso Internazionale per Cantanti Toti Dal Monte di Treviso

** Premio in memoria di Paolo Silveri (XLIX Concorso Internazionale per Cantanti Toti Dal Monte di Treviso)

Maestro concertatore e direttore

Giancarlo Andretta

Regia

Giuseppe Emiliani

Scene e scenografia virtuale

Federico Cautero per 4DODO

Costumi

Stefano Nicolao

Disegno luci

Andrea Gritti

ORCHESTRA REGIONALE FILARMONIA VENETA

CORO IRIS ENSEMBLE

Maestro del Coro

Marina Malavasi

Produzione

Comune di Treviso – Teatro Mario Del Monaco, Comune di Padova, Comune di Bassano Del Grappa, Comune di Rovigo

https://www.teatrostabileveneto.it/events/event/don-pasquale-treviso/


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