Economia

Lavanderie artigianali escluse dai ristori, lo sfogo di Confartigianato: «E' inaccettabile»

Letizia Baccichet, presidente provinciale della comunità pulitintolavanderie: «Noi fuori da “codici ATECO” ristorati, in fase di conversione ci attendiamo un recupero»

Lavanderie artigianali non riceveranno ristori

Un piccolo numero che fa però da spartiacque tra lavanderie di sere A e lavanderie di serie B. Le prime riceveranno i ristori per il nuovo lockdown, le seconde in gran parte pulitintori artigiani, non riceveranno nulla. La cifra è ATECO è 96.01.20, escluso dal nuovo allegato 1 del Decreto Ristori appena aggiornato, dai colleghi e compagni di sventura delle lavanderie industriali (codice 96.01.10) inserite nel decreto.

«E’ inaccettabile - afferma Letizia Baccichet, presidente provinciale della comunità pulitintolavanderie e vicepresidente di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana che, per una “scelta a tavolino”, si creino disparità così evidenti tra aziende dello stesso settore. Nella Marca il 96.7% (in Veneto il 95,7%) delle imprese di settore saranno escluse – si parla di 264 attività su un totale di 276 (in Veneto 1.281 attività su un totale di 1.412 iscritte alle CCIAA). Solo 9 le attività che saranno giustamente ristorate data la crisi di mercato e consumi che il comparto sta subendo da mesi a tutti i livelli. Percentuale che supera quella nazionale pari al 94,7%».

Il comparto della pulitura a secco ha infatti una vocazione artigiana tre volte quella osservata nel totale dell’economia per tutte le variabili in esame: nell’artigianato si concentrano, infatti, i due terzi (67,6%) delle imprese (quota media del 23,7%), quasi la metà (48,1%) degli addetti (quota media del 16,1%) e poco meno di un terzo (31,6%) dei dipendenti (quota media dell’11,0%). In termini economici complessivamente la Lavanderia e pulitura di articoli tessili e pelliccia registra un fatturato di 2.453 milioni di euro e genera un valore aggiunto di 1.325 milioni di euro.

«E’ fondamentale quindi – propone Baccichet - che, in fase di conversione dei due DL Ristori in Parlamento, venga inserito il nostro codice ATECO. A tal proposito si è sollecitata una maggiore attenzione a livello istituzionale alla nostra categoria. E’ stato richiesto che il nostro settore, sempre inserito tra le attività essenziali e quindi aperte, condizione che lo ha visto escluso dalla gran parte delle agevolazioni e ristori, venga considerato degno di attenzione. Per molti di noi il fatturato del 2020 è particolarmente compromesso e la gestione del 2021, pur rimanendo incerta e legata alla durata della pandemia, potrebbe rappresentare un'ulteriore criticità. Staremo attenti e vigili monitorando ogni azione che il Governo intraprenda e presenteremo ancora le nostre proposte a tutela e a rilancio della nostra professione. Avremo bisogno di maggiori agevolazioni o aiuti anche per continuare ad investire e mantenere alto il nostro grado di professionalità».


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