Economia

Corte Ue, storica sentenza: stop a nomi truffa per il prosecco

Coldiretti autorizza la libera e gratuita pubblicazione della foto "Le imitazioni e storpiature del Prosecco scovate dalla Coldiretti in tutto il mondo"

Falso prosecco nel mondo.

Arriva lo stop ai nomi truffa che evocano in modo strumentale ed ingannevole prodotti a denominazione di origine riconosciuti e tutelati dall’Unione Europea, dallo champagne al prosecco. E’ quanto afferma la Coldiretti nel dare notizia della sentenza diffusa in data odierna dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea che si è pronunciata di fatto contro l’utilizzo di termini storpiati o grafiche per richiamare tipicità protette dalle norme Ue.

«Una buona notizia per i nostri viticoltori, ma che non deve farci abbassare la guardia – sottolineano in coro Giorgio polegato, presidente di Coldiretti Treviso e  Giuseppe Satalino, direttore di Coldiretti Treviso -  La battaglia di denuncia di tutte le contraffazioni ai prodotti made in Italy per Coldiretti rimane una priorità. Il Prosecco docg e doc, come il nostro radicchio di Treviso igp, i nostri asparagi di Badoere e cimadolmo igp, la stessa Casatella Trevigiana dop e tanti altri prodotti d’eccellenza possono essere prodotti solo in precise aree sotto tutela e con precisi metodi di produzione che danno garanzie ai consumatori. Per il resto la tolleranza deve essere zero». 

Una sentenza storica per l’Italia che è leader europeo nelle denominazioni di origine con 316 Dop, Igp e Stg che sviluppano un valore della produzione di 16,9 miliardi di euro e un export da 9,5 miliardi di euro con il contributo di oltre 180.000 operatori” dichiara il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “un patrimonio sotto attacco del falso made in Italy che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per alimenti taroccati che non hanno nulla a che fare con il sistema produttivo nazionale”.

Il caso è nato – spiega Coldiretti - dal ricorso del Comité Interprofessionnel du Vin de Champagne (CIVC), organismo per la tutela degli interessi dei produttori di champagne, contro una catena di bar spagnoli che usa il nome “Champanillo” (che in lingua spagnola significa «piccolo champagne») per promuovere i locali, con un supporto grafico raffigurante due coppe riempite di una bevanda spumante. La diatriba è finita dalla magistratura iberica fino alla Corte di giustizia europea chiamata a chiarire se secondo il diritto dell’Unione in materia di protezione dei prodotti Dop è possibile usare un termine nel commercio per designare non già prodotti ma servizi.

I giudici Ue hanno così ricordato che il regolamento comunitario – spiega la Coldiretti - protegge le Dop (Denominazioni di origine protetta) da condotte relative sia a prodotti che a servizi, e il criterio determinante per accertare la presenza di una evocazione illegittima è quello di accertare se il consumatore, in presenza di una denominazione controversa come per lo Champanillo, sia indotto ad avere direttamente in mente, come immagine di riferimento, proprio la merce protetta dalla Dop, nel caso lo champagne. E, secondo la Corte, non è necessario che il prodotto protetto dalla denominazione e il prodotto o il servizio contestati siano identici o simili, poiché l’esistenza del nesso tra il falso e l’autentico può derivare anche dall’affinità fonetica e visiva.

Dunque – sottolinea Coldiretti - se è illegittimo usare un nome o un segno che evocano, anche storpiandolo, un prodotto a denominazione di origine, la sentenza della Corte può essere applicata anche alle tante imitazioni di Dop italiane a partire dal vino Prosecco, vittima negli ultimi anni di un fiorente mercato del tarocco realizzate proprio richiamandone il nome per assonanza. Si va – denuncia la Coldiretti - dal Meer-secco al Kressecco, dal Semisecco e al Consecco, dal Whitesecco al Crisecco.

«Una sentenza storica per il Veneto e per i nostri prodotti tipici che sono insieme cultura, identità e tradizione. Lo stop ai nomi truffa e al fenomeno dell’italian sounding, ovvero a nomi che suonano, in maniera truffaldina, simili a quelli dei prodotti di qualità e tutelati da marchio Dop, Igp e Igt, era un atto dovuto nei confronti dei tanti produttori italiani e veneti che con impegno e passione lavorano per portare sulle tavole di tutto il mondo sicura qualità». Così l’assessore all’agricoltura del Veneto, Federico Caner, commenta la notizia sulla sentenza diffusa dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che vieta l’uso di nomi o grafiche che evocano in modo strumentale ed ingannevole prodotti a denominazione di origine riconosciuti e tutelati dalle norme UE. «L’auspicio dunque è che, a seguito di questo pronunciamento, casi come quello del Prosek non abbiano più a ripetersi – precisa l’assessore - Ma il mercato del prosecco, in grande espansione soprattutto in questi anni, non è il solo a essere a rischio. Il Veneto vanta diversi primati relativamente ai prodotti agroalimentari e vinicoli di qualità: sono infatti ben 89 le denominazioni a marchio Dop e Igp. Di queste, il comparto cibo conta 18 DOP e 18 IGP, mentre il settore vino ne conta 53, di cui 43 DOP (al cui interno sono comprese DOC e DOCG) e 10 IGP. Inoltre con 3,9 milioni di euro – conclude l’assessore – il Veneto guida la classifica delle Regioni con il maggior impatto delle Dop e Igp sul proprio Pil. È facile dunque capire quanto questa forma di tutela sia importante».


Si parla di