Cronaca

Dormiva nel parcheggio all'Appiani, 30enne stroncato da un malore

La tragedia nella notte tra venerdì a sabato. L'uomo, di origini indiane, con permesso di soggiorno, non è mai riuscito a trovare un alloggio in cui vivere dignitosamente. Domani presidio di protesta dell'associazione Caminantes di fronte alla Prefettura

Le scarpe di alcuni stranieri che dormono nel parcheggio dell'Appiani

E' morto probabilmente a causa di un malore, forse un infarto, che non gli ha lasciato scampo e lo ha sorpreso nel sonno, nella notte tra venerdì e sabato, mentre si trovava nel suo giaciglio di fortuna nel parcheggio della cittadella Appiani. A perdere la vita un 30enne indiano, Mandeep il suo nome, con regolare permesso di soggiorno che non gli ha purtroppo mai permesso di ottenere un lavoro e un alloggio in cui vivere dignitosamente. Si sono purtroppo rivelati inutili i soccorsi prestati da Suem 118 e da alcuni agenti della polizia: la salma è stata trasportata presso l'obitorio dell'ospedale Ca' Foncello di Treviso. Fin dalla realizzazione della cittadella delle Istituzioni, con l'intensificarsi dei flussi migratori attraverso la rotta del Mediterraneo o quella balcanica, il parcheggio è sempre stato utilizzato come dormitorio, soprattutto dagli ex richiedenti asilo, da altri stranieri "regolari" o che non sono mai entrati nel circuito dell'accoglienza. Gli sgomberi che nel tempo si sono succeduti non hanno mai portato ad una soluzione definitiva del problema che potrebbe essere quella di una sistemazione all'ex caserma "Serena", almeno nelle prossime settimane, quelle più fredde dell'inverno.

«"Non chiamiamola emergenza freddo o emergenza casa, sappiamo che arriverà" questo dichiaravo nel consiglio comunale del 28 settembre, denunciando che a Treviso tanti stranieri dormivano per strada, all'Appiani, davanti alla chiesa di San Zeno e altrove, sapendo che i posti letto del dormitorio sarebbero stati insufficienti a rispondere al problema» dichiara il capogruppo del Partito Democratico Pelloni Stefano «Cosa si è fatto dal 28 settembre ad oggi? Serviva arrivare alla morte di un essere umano per intervenire? E' purtroppo una tragedia annunciata. Si aprano temporaneamente le centinaia di immobili sfitti in attesa della definitività della graduatoria, per affrontare quest'inverno. Non è tollerabile che Comune e Ater abbiano un centinaio di appartamenti pronti, liberi e vuoti e la gente per strada che muore di freddo» continua il consigliere Dem «Serve un coordinamento maggiore. Treviso, con i comuni limitrofi lavorino per aprire un secondo dormitorio in città, è ormai urgente. Dovevamo pensarci mesi fa. La situazione all'Appiani era tristemente nota, semplicemente si sperava che non succedesse mai una disgrazia e ci si voltava dall'altra parte." – conclude Pelloni – "Chiediamo con forza un miglior coordinamento nel gestire l'integrazione dei richiedenti asilo e la fase post permesso di soggiorno».

Domani alle 10 alcuni attivisti dell'associazione Caminantes che ospita all'ex caserma Piave alcuni senza tetto, manifesterà di fronte alla Prefettura. "Non possiamo rimanere in silenzio di fronte a quello che è successo" hanno scritto sulla pagina Instagram dell'associazione "Vogliamo che se ne parli, che si dica che in questa città del ricco nordest ci sono decine di persone che sono costrette a vivere nei loculi delle scale di un parcheggio. Perché la linea politica che parte dall'Europa, dal governo italiano, da quello regionale e da quello cittadino è quella di escludere ed emarginare. Ci si nascondere ancora dietro la bugia del "non ci sono le case" e, se si trova in posto dove inserire le persone appena arrivate in Italia, sono centri d'accoglienza fatiscenti che in brevissimo tempo diventano sovraffollati, rendendo la vita di chi ci vive un infero. E mentre aspetti i tuoi documenti, che, se arrivano, è con ritardi clamorosi di mesi, non sei nulla. Senza casa, senza lavoro, senza diritto alle cure mediche, senza indumenti, senza socialità. E si arriva anche a questo: ad un uomo morto nell'indifferenza. Non si può morire per strada, a Treviso, nel 2023".

Coalizione civica: «E' una morte di stato»

"Un corpo stritolato dalle pieghe delle leggi e della burocrazia, dello scarico di competenze tra enti, della mancanza di attenzione di chi governa il nostro territorio" scrive in una nota Coalizione civica per Treviso "è il corpo del giovane pakistano trovato morto mentre dormiva al parcheggio della “Cittadella delle istituzioni” da anni unico rifugio per molti, per troppi. E’ una morte di Stato. Una morte avvenuta proprio lì, a pochi passi da quelle istituzioni che dovrebbero accogliere, prendersi cura, proteggere chi arriva nel nostro Paese più di tanti altri, più di coloro che hanno una casa in cui dormire al caldo. E’ una morte di Stato perché non basta neppure il permesso di soggiorno e magari anche un lavoro per essere certi di sopravvivere alla notti della stagione fredda, perché il reddito può non bastare per trovare una casa o una stanza riscaldata ma è sufficiente per farti espellere dal circuito dell’accoglienza prevista dalla legge. Perché puoi avere diritto all’accoglienza ma attendere fredde settimane invernali prima che venga trovata la struttura dove avrai un letto".

"I nostri amministratori sono quotidianamente “impegnati”, almeno a parole, nella difesa della “sicurezza” dei cittadini dalla criminalità, le forze dell’ordine pattugliano la città, c’è il “controllo di vicinato”. Ma questa morte di Stato ci ricorda che c’è chi ha bisogno della “sicurezza” di un pasto, di un luogo caldo in cui dormire, dell’assistenza sanitaria perché il suo corpo non venga stritolato, perché non possiamo curarci solo delle sue braccia perché “producono” ma dobbiamo curarci della persona" continua la nota "Abbiamo bisogno di leggi sull’immigrazione il cui obiettivo non sia la “difesa della fortezza” ma la capacità di garantire accoglienza immediata e dignitosa. Non dimentichiamo che in Italia l’immigrazione è ancora regolata dalla legge “Bossi-Fini” e che i decreti approvati da questo governo in materia di richiedenti asilo sono la versione “giuridicamente sostenibile” del “blocco navale” promesso in campagna elettorale. Non dimentichiamo chi sono i responsabili di queste norme e non dimentichiamo neppure che molti di coloro che dichiaravano di essere contrari alla “Bossi-Fini” non hanno fatto nulla per cambiarla quando sono stati al governo del Paese. Abbiamo bisogno di istituzioni che si fanno carico della “sicurezza” di chi è costretto a vivere per strada, di “pattuglie dell’umanità” che trovino chi dorme all’addiaccio e lo ricoverino in un posto caldo, di “controlli” nei luoghi  (noti) in cui vanno a dormire i senzatetto per portarli via da lì perché molte volte sono persone inconsapevoli anche di quali sono le porte a cui possono bussare per vivere in quella condizione di dignità che a tutti è dovuta in un Paese civile. Ne abbiamo bisogno per non doverci dichiarare colpevoli della morte di ieri e di quelle che potrebbero ancora esserci, ne abbiamo bisogno perché una città in cui nessuno dorme per strada è una città in cui tutti vivono meglio, ne abbiamo bisogno perché una comunità civile è veramente degna di questo nome se ne fanno parte tutti coloro che vivono e attraversano le strade e le piazze. Abbiamo bisogno di un segnale chiaro e immediato per cominciare a sbriciolare il muro dell’indifferenza: per questa morte di Stato si spengano oggi le luci natalizie della città".


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