Cronaca

Duecento persone al flash mob di solidarietà al popolo afghano

L'appuntamento, organizzato dalla Commissione Pari Opportunità e dal Comune di Treviso, si è svolto domenica 22 agosto in Piazza dei Signori a Treviso. Un occhio particolare è stato rivolto alla condizione delle donne

Una immagine del flash mob svoltosi a Treviso in favore del popolo afghano

Circa 200 persone hanno partecipato domenica 22 agosto, al flash mob organizzato in Piazza dei Signori a Treviso dalla Commissione Pari Opportunità e dal Comune di Treviso (alla manifestazione ha aderito anche la Cisl di Treviso e Belluno) a sostegno del popolo afghano. Una mobilitazione silenziosa nel rispetto di donne, ragazze e bambine che stanno attraversando momenti difficili, di violenza e deprivazione e che vedono il loro domani privo di possibilità nel proprio paese di origine, in cui il potere è stato assunto dai talebani.

Un richiamo è venuto all'occidente e quindi all'Italia per le responsabilità avute in passato a non rassegnarsi alle immagini che provengono dal paese asiatico  Particolare attenzione è stata rivolta alla condizione delle donne, in pericolo di diventare "schiave" per i militanti soprattutto dell'Isis, che secondo fonti giornalistiche sarebbero entrati nella capitale. Al flash mob, che ha visto i partecipanti indossare un indumento bianco, ha partecipato tra gli altri, in rappresentanza  del sindaco Mario Conte, l'assessore Alessandro Manera.

Intanto monta la polemica sulla ospitalità ai tanti profughi provenienti dall'Afghanistan. A innescarla sono state le parole dell'esponente di Coalizione Civica Luigi Calesso. «Conte dica - sostiene Calesso - se si riconosce o no nelle posizioni del responsabile provinciale del suo partito oppure la pensa diversamente, ad esempio come i tanti sindaci italiani che hanno annunciato la disponibilità delle loro amministrazioni a farsi carico del problema».

«Ricordo - ha ricordato l'esponente di Coalizione Civica - che nei giorni scorsi lo stesso  Conte e il Presidente del Consiglio Comunale hanno deciso di esporre la bandiera della città a mezz’asta come segno di condanna per l’annullamento dei diritti delle donne in Afghanistan e questo perché le afghane rischiano di pagare a caro presso il ritorno al potere dei talebani e di vedere compromessa l’emancipazione sociale degli ultimi 20 anni. Con questo gesto, Treviso dice “no” alla violenza, ai soprusi e alla sottomissione».

«Penso - ha concluso Calesso - che questa scelta di solidarietà con il popolo afghano debba trasformarsi in disponibilità all’accoglienza dei rifugiati che da quel Paese stanno già raggiungendo l’Italia e che ancora più numerosi potrebbero presentarsi ai confini dell’Europa se dovessero concretizzarsi le fosche previsioni sul futuro dell’Afghanistan».


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