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Esportazioni in aumento del +18-20% a Treviso a Belluno, Import vola con +40%

I dati dell’interscambio con l’estero ai primi sei mesi del 2022. La sostenuta dinamica export incorpora certamente l’onda lunga della crescita 2021 ma anche un parziale trasferimento sui prezzi finali dei forti rincari degli energetici e delle materie prime

Mario Pozza

«Per il Veneto e per le sue province siamo in presenza di un bilancio positivo sui dati export al primo semestre, ma - avverte subito il Presidente della Camera di Commercio di Treviso-Belluno, Mario Pozza - dobbiamo essere consapevoli che queste variazioni a due cifre sono riferite all’export in valori, e dunque sarebbero meno brillanti se andassimo a depurare la componente prezzi». Spiega il presidente della Camera di Commercio di Treviso - Belluno Dolomiti, Mario Pozza, commentando i dati relativi ad import ed export nella Marca nel primo semestre.

«Sui prezzi all’export - spiega Pozza - le aziende hanno iniziato a trasferire i rincari degli energetici e delle materie prime. Ma in modo parziale, con situazioni diverse in base al settore e alla pressione competitiva internazionale». 

«La riprova? Basta vedere la dinamica dell’import - dice Pozza - che cresce molto più rapidamente dell’export: a Treviso, a fronte di una variazione tendenziale dell’export del +18%, l’import cresce quasi del +40%; accade lo stesso a Belluno, con un export al +20,2% e un import al +41,5%. E nelle nostre province non abbiamo import di prodotti energetici - precisa il Presidente - quindi quasi tutta la dinamica dell’import è sostenuta da voci quali la metallurgia (incrementi prossimi al 50%), i prodotti chimicidi base e fertilizzanti, le apparecchiature elettriche. Il caro energia lo si vede guardando al dato import nazionale - spiega Pozza: le voci riconducibili agli energetici crescono del +180%, di cui gas naturale +337%ed energia elettrica +294%. Una cosa inaudita e inaccettabile, anche perché determinata dalla speculazione: qui è davvero urgente che l’Unione europea faccia qualcosa, superando gli egoismi nazionali».

«Quanto queste dinamiche export siano viziate dai rincari lo si capisce confrontando i flussi in valore e in quantità - aggiunge Pozza – cosa, però, che le statistiche ci permettono di fare solo a livello regionale: l’export veneto in valori è cresciuto del +19,3% su base tendenziale, mentre quello in quantità è cresciuto molto meno, +2,3%. Ancor più marcato il differenziale per l’import: in valori cresce del +41,2%, in quantità del +8,3%».

«Per quanto riguarda i settori, quasi tutti, sia a Treviso che a Belluno, sono interessati da queste variazioni a due cifre -spiega il Presidente -. Fanno però eccezione, a Treviso, gli elettrodomestici (appena un +4%), il settore legato alla componentistica automotive (+6,9%), e l’elettronica (-1,4%), mentre a Belluno si discostano dalla media provinciale il settore dei macchinari (+2,4%) e quello della gomma plastica (-16,2%)».

«Interessante il quadro che emerge dall’analisi dell’export per mercati nel medio periodo, considerando la situazione pre-Covid - conclude Pozza: gli unici segni negativi riguardano sostanzialmente Cina, Russia e Regno Unito. Trainano molto, invece, le vendite verso gli USA (+38,6% per Treviso, quasi +30% per Belluno, sempre rispetto a giugno 2019) e, soprattutto, verso i principali partner europei. Una tendenza che sembra anticipare gli scenari di ri-regionalizzazione degli scambi di cui spesso si parla, come effetto della pandemia e della guerra, ma forse – resta prudente Pozza – è ancora troppo presto per trarre conclusioni al riguardo».

Il quadro generale

I dati relativi all’interscambio commerciale dell’Italia e dei territori nei primi sei mesi del 2022, resi noti dall’Istat qualche giorno fa, ripropongono dinamiche e temi già commentati in occasione della fotografia al primo trimestre. L’export italiano, come quello delle regioni, continua a conoscere dinamiche positive sull’onda degli ordini acquisiti (e non evasi) nel corso del 2021, salvo un marginale accenno di calo nel mese di giugno. Tuttavia, il dato di fondo è che le variazioni in valori, quasi tutte a due cifre, sono condizionate pesantemente dalla componente prezzi.

In Veneto, la variazione export in valori, su base annua, è del +19,3% (quasi in linea con l’Emilia Romagna), in quantità si ferma al +2,3%. Ancor più marcato il differenziale per l’import: in valori l’import veneto cresce del +41,2%, in quantità del +8,3%. Questi sono i dati di cornice che dobbiamo tenere in conto per tutta l’analisi che segue.

Con queste variazioni a due cifre, in effetti, si superano facilmente i valori export raggiunti nel primo semestre 2019, pre-Covid; ma risulta del tutto comprensibile come queste variazioni siano “pompate” da prezzi che incorporano, pare anche parzialmente, i maggiori costi all’importazione, non solo per gli energetici ma anche per determinate materie prime.

Tra gennaio e giugno, l’import italiano è cresciuto, nel complesso, di oltre il 44% in valore. Pesano gli energetici che registrano nel semestre dinamiche a tre cifre: +180,2% rispetto ai valori del primo semestre 2021.  Nel dettaglio: gas naturale (+336,8%), energia elettrica (+293,8%) e petrolio (+99,3%). Anche l’insieme delle merceologie riconducibili alla metallurgia aumentano quasi del 50% in valori rispetto ai primi sei mesi del 2021.

Analoghe dinamiche si riscontrano per il Veneto: +41,2% in valore. Pesano in particolare le importazioni di gas naturale (+441,7% in valori), prodotti chimici e fertilizzanti (+47,9%), prodotti metallurgici (+44,7%), apparecchiature e componenti elettrici e prodotti legati all’agroalimentare. Il valore degli approvvigionamenti regionali dall’area Extra Ue 27 cresce del +70,7% in un anno, scorporando le industrie estrattive (per la maggior parte gas), l’aumento è del +41,9%.


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