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Audizione davanti alla commissione sulle banche, De Bortoli: «Noi lasciati soli»

Il pubblico ministero che ha la responsabilità delle indagini sul crac di Veneto Banca si toglie un sassolino dalla scarpa: «Carenze di organico, dallo Stato non abbiamo avuto aiuti»

Il pubblico ministero Massimo De Bortoli

«Abbiamo separato quello che era penalmente rilevante da quello che non lo era. Lasciando all'azione di responsabilità promossa davanti al Tribunale di Venezia dai liquidatori il compito di ristorare chi, tra i risparmiatori, pensi di avere diritto ad un risarcimento». Parla per due ore e un quarto Massimo De Bortoli, il sostituto procuratore di Treviso sulle cui spalle stanno tutti i tronconi principali delle inchieste sul disastro di Veneto Banca. E davanti ai  componenti della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario, cui era chiamato oggi, martedì 26 gennaio, per una audizione come Procuratore facente funzioni, decide di togliersi qualche sassolino dalla scarpa.

«Dall'inizio - dice -  mi sono sentito solo. Al mio fianco ho avuto solo gli uomini della Guardia di Finanza, per il resto ho dovuto portare avanti più filoni di inchiesta in condizioni davvero difficili. E non parlo solo del fatto che, pur avendo questo compito gravoso, ho dovuto condurre in porto anche gli altri procedimenti che mi erano stati affidati ma dello stato complessivo della Procura di Treviso, che è sotto organico. Dallo Stato non abbiamo avuto niente di ciò che abbiamo chiesto».

De Bortoli ripercorre la storia delle indagini, da quella per aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza e falso in prospetto arrivata alla fase preliminare a quelle sulle truffe e l'associazione a delinquere, da la faldone che riguarda i revisori della PricewaterhouseCoopers e il loro colpevole sostegno all'operato dell'ex amministratore delegato Vincenzo Consoli - procedimento passato alla Procura di Roma - alla bancarotta, che ha messo in luce «la conduzione della banca all'insegna dei comportamenti distrattivi e dissipativi durata dieci anni»

«Difficilmente - ha sttolineato -  il procedimento per aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza e falso in prospetto arriverà alla fine. Sarebbe già tanto se si arrivasse ad una sentenza di primo grado, per cristallizzare le pretese delle parti civili. E lo stesso discorso vale per le truffe».


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